DA VENT'ANNI, IL CUORE DELLE IDEE.
Intrappolati da secoli nel tessuto del fervore Rinascimentale, una serie di singolari testimonianze emerge da documenti antichi, svelando un capitolo straordinario e poco conosciuto della storia umana. Un invito a guardare oltre la vernice dorata della storia, ad abbracciare il lato eccentrico dell’umanità, per scoprire che le vicende nascoste possono essere largamente più interessanti di quelle conosciute.
Ippolito Piedazzi, noto come “L’Africano” era un nobile di Pisa che si distinse per la sua sfrenata passione per la poesia. Ma non fu solo questa la sua specialità: egli fu infatti colui il quale introdusse lo sport del nuoto a Pisa, sebbene si limitasse solamente a rimanere immerso, rigorosamente nudo, per intere giornate nelle acque dell’Arno. Le donne pisane, affascinate dalla sua stazza e dalla sua incredibile morbidezza, lo trasformarono in un Casanova unico nel suo genere. Tra le sue opere poetiche spiccano: Vissi d’Arno e d’amore, Riflessioni acquatiche e poesie umide, L’arte di nuotare tra le righe, Mille e uno sonetti bagnati.
Nato nel cuore della Toscana Rinascimentale, Aldorico Panegirico, noto come “Pan d’Urbino,” possedeva un talento straordinario per la pittura e un’insolita abitudine che gli aveva procurato due grandi occhiaie: Aldorico infatti non dormiva mai. Affascinato dalla vita notturna e dalla tranquillità delle ore più oscure della notte, scelse di abbandonare il sonno per dedicarsi con tutto sé stesso all’arte. La peculiarità del suo stile risiedeva nella predilezione per soggetti rotondeggianti. Pan, amava dipingere figure paffute e generose, celebrando la bellezza in ogni sua abbondanza. I suoi ritratti catturavano la vitalità e l’essenza di una città come quella di Urbino, nota per la celebrazione dei piaceri della vita. La sua filosofia non si fermò però solo al suo tempo. L’ammirazione di Botero per le forme rotonde e voluminose trova sicuramente le sue radici in in questo straordinario pittore che rimane un’icona della grande bellezza oltre gli stereotipi.
Gli Ambrosiali
Nel sontuoso teatro del Rinascimento milanese brillava su tutti un gruppo noto come “Gli Ambrosiali”, nobili iconici, celebri per la loro eleganza e lo straordinario talento nell’arte di socializzare. Vestiti con abiti da far invidia a re e regine, divennero celeberrimi per aver introdotto il momento dell’Ora Gioconda, un periodo sacro del giorno, generalmente al calar del sole, in cui chiunque, dopo un’intensa giornata di lavoro, poteva dilettarsi con stuzzichini raffinati e discorsi frivoli. Le bevande, spesso colorate e servite con maestria, divennero l’ingrediente magico di questo rito, trasformando sessanta semplici e noiosi minuti, in una festa perpetua.
Giò Raffa
Singolare condottiero famoso per il suo collo esageratamente lungo, si guadagnò notorietà, non tanto per la sua abilità in battaglia, ma per la sua incredibile maestria nell’evitare ogni conflitto. Il Raffa si rese presto conto che il suo collo lo rendeva un bersaglio quasi impossibile da mancare e perciò, per sopravvivere, decise di abbracciare l’arte dell’imboscarsi. Negli anni riuscì a perfezionare l’abilità nel confondersi con gli ambienti circostanti: se lo scontro avveniva in un ambiente naturale, egli diveniva un realistico albero, se in ambiente urbano, si mascherava da immobile colonna. Divenne così abile che i suoi stessi soldati spesso dovevano chiamarlo a gran voce per assicurarsi che fosse ancora con loro. Mentre altri cercavano gloria in campi di battaglia aperti, Giovanni preferiva conquistare la vittoria nell’ombra, dimostrando che in guerra, come nella vita, talvolta è meglio essere astuti che audaci. La sua storia è diventata nota tra le mura di Milano al punto che, duecento anni dopo, gli fu dedicata una piazza, che però nessuno sa dire con certezza, dove si trovi esattamente.
Nell’oscuro panorama della Chiesa romana del Settecento, riscopriamo, grazie alle ricerche di un noto cuoco romagnolo, un Papa di cui non si avevano notizie certe fino ad oggi: Abbondio I. Cugino di sesto grado del pittore toscano Pan d’Urbino, a cui commissionò molti dei suoi ritratti, divenne famoso non per le sue gesta spirituali, ma per la sua passione culinaria. Fece scalpore tra gli alti prelati, il fatto che durante il suo pontificato non si fece neanche un minuto di digiuno. Tra i fedeli, invece, la sua figura rotonda, paffuta e godereccia gli valse il soprannome di “Papa Panda” divenuto poi “Papanda”. Il pontefice più grasso della storia, trasformò la corte papale in un regno del gusto, con banchetti sontuosi e festini senza fine, al punto che la corte Vaticana, che mai, è proprio il caso di dire, digerì la sua esistenza, lo relegò all’oblio cancellandone la memoria.
Capitan Mi-Aò
Nata da una nobile famiglia romana di origini cinesi, viene ricordata come la Giovanna d’Arco italiana, essendo stata la prima “comandanta” della storia. Questo non avvenne per un primordiale sussulto di lotta al patriarcato, ma solo perchè nessuno si accorse di che sesso fosse la ragazza; durante una battaglia, desiderosa di dimostrare il suo valore, si buttò nella mischia all’interno di una pesante armatura che la celava al punto che nessuno, nemmeno i suoi compagni d’arme, sospettò della sua vera identità. Il suo coraggio e la sua abilità sul campo di battaglia, insieme al suo urlo distintivo simile a un miagolio, non passarono inosservati: Mi-Aò fu promossa rapidamente a comandante, divenendo così la prima donna ufficiale nella storia militare italiana. Ancora oggi rimane un simbolo della forza che può risiedere nell’anima di chi non si lascia limitare da stereotipi di genere od origine, al punto da ispirare la nota casa americana di cartoni animati a farne una versione cinematografica di grande successo.